Fulmini, graffi, sberleffi, palazzi.
Letto rifatto, frigo ordinato, il pane è infornato.
Lavato il bambino, ingrassato il pulcino,
cibo imballato e vino in bottiglia,
amore di plastica gusto vaniglia.
Ho ferito un limone e il sangue è di ghiaccio
raddrizzato un bastone, incurvato il cemento,
il giusto giustifica senza sgomento.
Tuono ustionato, fiume seccato,
cervello sott’olio, cuore condito,
le dita a pezzetti sul pianoforte,
il vento arrabbiato che sbatte le porte.
Il senso è svenuto, la ragione è in crociera,
il corpo innocente marcisce in galera.
Le mani che giocano a nascondino,
i fiori che crescono sopra un cuscino.
Il buio che avanza a piedi scalzi,
la morte elegante si sazia di avanzi.
Le urla si pettinano davanti allo specchio,
la vita che vomita dentro ad un secchio,
le osse bucate si fanno collana,
lo stomaco scappa dentro alla tana.
La luce che passa in un baleno,
il futuro che mette i freni ad un treno,
l’amore che brucia nel caminetto,
le carezze non trovano alcun difetto.
Senza
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