E sarà di gioia, l’ultimo canto
un sibilo affilato di luce.
Allo scoccare delle ultime ore
brucia la carne innocente.
Le orecchie invocano un canto:
“Cantate più forte o potenti
coprite di voci saudenti
il fumo di fragili ossa”.
La cerco piangendo tra i resti:
“Dove sei umana natura?”.
Ne trovo sgomenta i frammenti
seccato è il sangue fra i sassi.
Il buio viene da dentro
e muove nere bandiere,
nelle loro minacce risuona
il canto funesto di copiosi silenzi.
La luce vola leggera,
i passi si muovono lenti
pietà sola risveglia la vita
le tenebre si mutano in grembo.
gli anni verdi che sapevi
respirare l’aria delle cinque
e potevi dormire ovunque,
sapevi che tanto crescevano
i semi nel frattempo
anzi, solo se sognavi l’albero
trovavi la pianta al risveglio,
gli anni che in un solo anno
bruciavi tantissime vite
ma leggero perché sentivi
imminente la forma di tutto,
ora che si prolungano
e ti vogliono ancora a fare e
disfare te stesso per avere
in mano un presente
che somigli al frutto sognato,
sono gialli pesanti e muti
ceri di modesta fiamma
anche se li trucchi nelle storie
che racconti agli amici
parlando sotto un sole
che altri fanno prima dell’alba,
e basta un no a piegarti
e dormi poche ore al giorno
sapendo che niente cresce
di fianco al letto, niente
del verde e della luce provata
negli anni che si diceva.
Marco Bisanti
“Sfiorare” : preceduto da DIS, privativo.
Cogliere il fiore, il meglio di checchessia.
Perdere il più vago della bellezza, la parte migliore.
Toccare lievemente passando vicino.
Andare molto vicino al conseguimento di qualcosa, senza raggiungerlo.
Ciononostante inteso nel senso contrario: Sfiorare è anche raggiungere.
Il fiato si spezza sfinito,
oppresso da eccessiva lunghezza.
Corro con gambe veloci
e tu resti ad uguale distanza.
Di fronte e invisibile,
fantasma di felicità velata.
Gomito a gomito.
Ripeto a memoria, di notte in giorno
la rima baciata del tuo calore.
Resto,
a vegliarti le mani tra luna e sole,
piegata dal vento.
Canto le sillabe del tuo nome
e tu scopri sorpreso che esisti.
Ti svegli dal buio del sonno
le gambe che tremano vergini
si muovono vive di passi.
Palmo a palmo si svela l’amore,
t’abbraccio di fiato immortale.
T’amo con cuore di vento
tormento di foglie appese a rami d’inverno.
T’amo con amor di tempesta
che si abbatte violenta
e nera divora d’appuntiti morsi
l’ombra severa degli spettri.
T’amo con cuore di pioggia
che lenta disseta,
e vita segreta germoglia
sugli occhi, perle di rugiada
sangue caldo sui desideri morti.
T’amo con cuore d’argento
freddo e prezioso
che ricopre la silenziosa attesa
d’amare te a piedi nudi,
il coraggio ardito, la temeraria impresa.
T’amo con cuore di roccia
che frana, di sasso in sasso
sotto il peso grave del tuo silenzio.
T’amo con amor di luce
che le tenebre inghiotte
come grumo di lacrime in gola.
T’amo con amore di mosto
custodito dal buio in cuore di legno
che aspetta dell’uva nera il tramutarsi in festa.
T’amo con amor di coltello
che a cuore nudo la tua lama affonda.
T’amo con cuore di neve,
che della tua assenza mi ricopre, lieve.
T’amo con cuore d’inverno
di vita che fredda muore
e germoglia, insieme.
T’amo a viso scoperto
e sguardo teso,
che l’amor spavaldo
si mostra nudo, si mostra arreso.
T’amo d’amor di terra
che mano generosa di semi adombra.
T’amo con cuor d’attesa,
io parola muta e tu Gerico di pietra.
Fiorisca in corpo, nostro
coraggiosa resa,
un’eterna estate
di desiderio audace,
intreccio d’ossa
di vita illesa.
T’amo con cuore di rame
che faticoso fuoco senza morir contiene.
Tremula s’apre la mano
le dita di resa, sconfitte.
E’ l’inizio. E’ la fine.
Cade, bagna la terra, nessun rumore
sangue di una vita intera,
frutto maturo di semina
senza raccolto.
L’amore miracoloso si fa vedere
adulto, all’improvviso
tutto nudo e intero
appare
agli occhi bagnati d’addio.
Venite, Venite!
Ho doni per tutti:
pelle, ossa,
lacrime e vene,
i respiri
prendete ogni cosa.
Che nulla resti d’unito.
Ovunque la mia pelle canterà di te,
ovunque le ossa suoneranno il tuo nome,
le lacrime bagneranno su ogni sabbia i tuoi piedi
le vene uniranno come filo d’oro i tuoi passi
e il respiro spingerà lontano le vele.
Tutta la fatica d’esser viva tra i vivi,
fiorita dentro ai tuoi occhi,
ogni felicità attesa dal mondo,
germogliata fra le tue mani.
Che ne hai fatto del ghiaccio di tutti i miei inverni?
Ora, spogliata
d’amore nudo
entro a piedi scalzi
nella bocca del mondo.