Sono passata dal parco della “Favorita” oggi, era mezzogiorno. A mezzogiorno il sole è alto, soprattutto in una mattina di quasi estate, sottrarsi alla luce non si può.
E infatti a quell’ora, le prostitute le guardi in faccia, ne distingui i lineamenti, gli abiti succinti, le treccine dei capelli e la pelle scura.
Anche i “clienti” ci sono a mezzogiorno, ma non li vedi. Puoi leggere la targa, riconoscere il tipo di auto, scorgere il braccio che penzola fuori dal finestrino. Ma la faccia, la faccia di quei maschi non la riesci a vedere.
Come sui giornali o nelle pagine online di riviste e quotidiani, quando accanto ad articoli che parlano di stupri e uccisioni di donne a comparire è sempre la vittima, mai il carnefice. E se per caso si riesce a reperire dai social qualche foto, sono sempre foto di lui sorridente che bacia o abbraccia lei, prima di ucciderla, picchiarla, violentarla. Il volto del maschio violento e assassino non lo possiamo tollerare. Le foto di donne sedute in un angolo con la testa tra le gambe e un braccio alzato in un tentativo, inutile, di difesa, si.
Così oggi su una sedia di plastica bianca sotto un albero al bordo della strada, ho visto in volto lei. Aveva un vestito verde intenso, i capelli lunghi, le gambe accavallate e leggeva un libro.
Era assorta nella sua lettura.
Era giovane.
Era bella.
Era tragica.
Mi sono chiesta se possedesse un segnalibro, per custodire il punto esatto di ogni interruzione, per ogni volta che un maschio senza volto le chiederà di farsi terreno di sfogo delle sue più squallide voglie. Mi sono chiesta se il libro lo avesse comprato con i soldi “guadagnati”. Mi sono chiesta perché provassi tanta rabbia e a quali delle due categorie fossi più vicina, se a quella degli sfruttati o a quella degli sfruttatori.
Sono passata dal parco della “Favorita” oggi, era mezzogiorno.
Lei leggeva un libro.
C’era molta luce. Ed era buio.