Caro bruciatore di Palme,
Come ti senti? Hai lavato bene le tue mani? O ancora puzzano di fumo e ignoranza? Ha un odore indelebile l’ignoranza, vero? E pure la violenza, sai? Puoi lavarti quanto vuoi, scusa se te lo dico, ma puzzerai a lungo. Pensa che la tua puzza, da Milano, arriva forte e chiaro anche qui, a Palermo, dove le Palme le abbiamo sempre davanti agli occhi e ci piacciono, pure.
Anche noi diamo fuoco agli alberi, non ti credere, in modo criminale, ma meno ideologico del tuo. La nostra è la disperazione che viene dall’ignoranza profonda e dalla povertà culturale e morale. Tu, invece, hai bruciato la Palma perché non puoi bruciare le persone, quelle che consideri inferiori a te, quelle che vuoi rimandare “a casa”, quelle da cui ti senti minacciato. Io vorrei tanto dirti una cosa: mi fai pena. Mi fanno pena le tue mani che hanno appiccato il fuoco, mi fa pena il tuo cuore e mi fa pena il tuo cervello, mangiato dai tarli dell’odio.
Per la verità mi faresti pure rabbia. Ma la rabbia non è un buon sentimento da alimentare, corrode la vita, offusca il giudizio e crea tensione nei muscoli. La rabbia non è desiderio di giustizia, è un modo per sfogare le proprie frustrazioni per tutti quei fallimenti che non si riescono ad accettare.
Ecco cosa sei per me, bruciatore di Palme, sei un fallito. Non è che io abbia qualcosa contro i fallimenti, chi è che non fallisce, mancando l’obiettivo una, dieci, cento, mille volte nella vita! Però, se invece di dire: “Ho fallito e fa malissimo”, dico che la colpa è degli altri, che le responsabilità sono fuori di me, che il nemico sta altrove, ovunque, perfino in una Palma, allora oltre che falliti si è pure codardi. E la paura crea fantasmi mostruosi. Hai agito nel buio, ti sei mosso in modo anonimo, senza prenderti la responsabilità dell’odio che porti addosso. Cosa volevi dimostrare? Sei “contro” che cosa? Odi esattamente chi? Te lo dico io, tu odi te stesso. Ed è una brutta, bruttissima cosa.
Bruciatore di Palme, ti do un consiglio: impara a volerti bene. Te lo scrivo, perché se fossimo di presenza, uno di fronte all’altra, tu non ascolteresti una sola parola di quanto vorrei dirti, no. Piuttosto mi insulteresti, spostando il focus del discorso su un altro piano. Mi prenderesti in giro perché sono o troppo alta, o troppo magra, o troppo bassa, o vestita di rosso invece che di blu. Oppure faresti un commento sessista, volgare, inutile. Non è così che funziona? E io potrei venire da te e dagli amici tuoi che manifestano in piazza Duomo o dai giornalisti criminali che nutrono la vostra perversione, mostrandoti dati alla mano che non esiste nessuna invasione straniera, che l’emergenza è prima di ogni cosa umanitaria e poi politica. Potrei raccontarti le singole storie di cui sono a conoscenza e, da cristiana, potrei pure parlarti di quanta mitezza può esserci nell’islàm. Ma a te non importa la realtà dei fatti e la forza delle esperienze, a te importa gestire in qualche modo le tue paure e le tue frustrazioni, avere un nemico, covare rancore, trovare consenso fra i tuoi simili.
Sai quanto è dura non ripagarti con la stessa moneta?
Anche se oggi mi viene un po’ difficile ammetterlo, io e te apparteniamo alla stessa razza umana, dunque vuol dire che devo stare attenta e vigilare su me stessa, perché potenzialmente potrei trasformarmi anch’io, un giorno, in un bruciatore di Palme. E siccome – non restarci male – io proprio non voglio essere come te, invece di augurarti di prendere tu fuoco la prossima volta, ti auguro che nella vita ti accada qualcosa di talmente ma talmente vero, da disintegrare tutta la menzogna di cui ti nutri. Sarà terribile in quel momento vederti “nudo”, sentirti consapevole di tutta la ferocia intrinseca al tuo gesto e di tutta la volgarità della tua ideologia, ammesso che tu ne abbia una di ideologia. Spero che la vita ti scoppi attorno e dentro così copiosa che il pensiero di aver bruciato una creatura vivente incapace di autodifesa possa tormentarti il sonno ogni notte.
Ah, comunque, per concludere, quella che hai bruciato si chiama Trachicarpus excelsa ed è l’unica palma che resiste al freddo; è presente nei giardini storici di Milano e la zona dei tuoi laghi ne è piena fino alla Svizzera, di tropicale quella pianta non ha nulla, cretino.