Il conto che non torna

(foto di Zein Al Rifai)

Oggi ho ascoltato il giornale radio mentre rientravo a casa. Hanno detto che Holland è andato a visitare il campo di Calais, quello che ospita 10.000 persone e che viene chiamato “Giungla” perché è una prigione di melma e fango, senza servizi igienici, dove impunemente avvengono stupri e ronde xenofobe. Ma…non è vero che Holland “ha visitato Calais”, come titolano i giornali. Ha visitato la città, non il campo ed ha promesso agli abitanti che la “giungla” sarà sgombrata, del tutto, per sempre. Come, però, non lo ha specificato. Ha specificato, di contro, di aver chiesto l’aiuto del Regno Unito: che paghino anche loro per riportare a Calais la civiltà! Ma il Regno Unito non vuole pagare, perché è già totalmente a sue spese la costruzione del muro che impedirà del tutto e per sempre, il passaggio dei migranti.
 
Poi, sempre al giornale radio, hanno parlato della Siria. Hanno detto che erano “brutte le notizie”, come se sulla Siria avessimo ascoltato altro se non cattive notizie dal 2011 ad oggi. I negoziati tra Russia e Stati Uniti per la ricerca di un accordo, di un cessate il fuoco e di una transizione politica sono compromessi – dicono i russi – “a causa del tono inaccettabile”, usato dagli Stati Uniti nei loro confronti. Ci sono uomini sensibili al Cremlino. E misurano le forze, come fanno le bestie, che segnano il territorio con urina ed escrementi per decidere chi nel branco è il più forte, il capo. E che importa se intanto 2 milioni di persone ad Aleppo sono senza elettricità e senza acqua e se i bambini bevono   dalle pozzanghere per porre fine al tormento della sete.
 
Ancora, è stata data la notizia del dibattito diretto fra Donald Trump e Hilary Clinton. Pare che il confronto avrà un numero di spettatori superiore al Super bowl, ah, gli americani… Trump oggi ha annunciato che farà di Gerusalemme la capitale indivisa di Israele e che la sua sicurezza sarà per gli USA una priorità. E chi aveva dubbi su questo: ingraziarsi i forti e calpestare i deboli, è lo sport più praticato dell’ultimo secolo.
 
Ah, poi hanno pure detto che il film-documentario di Gianfranco Rosi, “Fuocoammare”, interamente girato a Lampedusa sul tema dei migranti, è il film italiano scelto per concorrere all’Oscar.
 
Già.
 
E’ una bella notizia, certo! Però io, che pure in matematica non sono stata mai brava, mi rendo conto che i conti non tornano.
“Fuocoammare” agli Oscar e 10.000 profughi in mezzo al fango di Calais?
 

Forse il legame tra cultura e società civile è veramente oramai irrimediabilmente compromesso e l’arte, il cinema, la letteratura sono tutte nobili cose, ma ininfluenti, slegate dalla realtà, poiché incapaci di mutare il pensiero, interrogare le coscienze, innescare un cambiamento.

Ma che siamo tutti ottimi attori, è fuor di dubbio. Basta sorridere a favor di camera.