Buio a mezzogiorno

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Sono passata dal parco della “Favorita” oggi, era mezzogiorno. A mezzogiorno il sole è alto, soprattutto in una mattina di quasi estate, sottrarsi alla luce non si può.
E infatti a quell’ora, le prostitute le guardi in faccia, ne distingui i lineamenti, gli abiti succinti, le treccine dei capelli e la pelle scura.

Anche i “clienti” ci sono a mezzogiorno, ma non li vedi. Puoi leggere la targa, riconoscere il tipo di auto, scorgere il braccio che penzola fuori dal finestrino. Ma la faccia, la faccia di quei maschi non la riesci a vedere.

Come sui giornali o nelle pagine online di riviste e quotidiani, quando accanto ad articoli che parlano di stupri e uccisioni di donne a comparire è sempre la vittima, mai il carnefice. E se per caso si riesce a reperire dai social qualche foto, sono sempre foto di lui sorridente che bacia o abbraccia lei, prima di ucciderla, picchiarla, violentarla. Il volto del maschio violento e assassino non lo possiamo tollerare. Le foto di donne sedute in un angolo con la testa tra le gambe e un braccio alzato in un tentativo, inutile, di difesa, si.

Così oggi su una sedia di plastica bianca sotto un albero al bordo della strada, ho visto in volto lei. Aveva un vestito verde intenso, i capelli lunghi, le gambe accavallate e leggeva un libro.
Era assorta nella sua lettura.
Era giovane.
Era bella.
Era tragica.

Mi sono chiesta se possedesse un segnalibro, per custodire il punto esatto di ogni interruzione, per ogni volta che un maschio senza volto le chiederà di farsi terreno di sfogo delle sue più squallide voglie. Mi sono chiesta se il libro lo avesse comprato con i soldi “guadagnati”. Mi sono chiesta perché provassi tanta rabbia e a quali delle due categorie fossi più vicina, se a quella degli sfruttati o a quella degli sfruttatori.

Sono passata dal parco della “Favorita” oggi, era mezzogiorno.
Lei leggeva un libro.
C’era molta luce. Ed era buio.

 

 

 

Sparisci, donna!

Aveva 27 anni e si chiamava Farkhunda. Chissà cosa vuol dire il suo nome.

E’ sulle prime pagine del giornale, oggi. Domani nessuno si ricorderà di lei. I nostri quotidiani somigliano a laghi pescosi, i fatti di cronaca si accalcano in superficie, sono numerosi, saltano su, si fanno acchiappare, entrano nelle nostre case, sfiorano i pensieri e poi ripiombono, giù, fra le acque fangose e torbide delle nostra memoria ammalata.

L’Afghanistan è lontano. E’ polveroso. E’ misterioso. Conoscerlo è difficile, capirlo è fatica. Nascere in quella terra moltiplica il peso del vivere ed essere donna in quella terra è come non nascere. Farkhunda era afghana ed era donna. I giornali dicono che soffrisse di problemi psichici, ma non specificano quali. Non lo sanno. La malattia di Farkhunda non ha nome o diagnosi. Essere una donna e non potersi difendere era già una maledizione sufficiente.

L’hanno accusata di aver bestemmiato il Corano, o di averlo bruciato. Qualcuno degli uomini ha incitato la folla e l’hanno picchiata fino ad ucciderla. Uomini inferociti contro una donna disarmata. Dopo averla uccisa ne hanno bruciato il corpo: “Sparisci Farkhunda, spairisci! Incenirisci sotto il nostro odio, brucia donna!”.

Farhunda era innocente.

La sua bara è stata portata in spalla da un gruppo di donne. In Afghanistan non succede mai. Neppure da noi succede mai. Ma l’Afghanistan non è lontano?

In Italia viene uccisa in media una donna ogni due giorni. La maggior parte di esse muore per mano del marito o del compagno: “Mi vuoi lasciare? Ami un altro? Non vuoi fare sesso? La pasta è scotta? Sparisci donna, incenirisci sotto il mio odio!”.

Ma noi non siamo l’Afghanistan. Non c’è polvere sulle nostre strade. E non mettiamo a morte nessuno che bestemmia la Bibbia.

“E meno male che so’ di clausura! Sorelle tenimmo che ffa”. Lo ha detto, infastidito, con sarcasmo, il cardinale Sepe alle monache di clausura di Napoli che hanno circondato con entusiasmo papa Francesco durante la sua visita. Troppo entusiasmo, hanno commentato tutti. Perché c’è entusiasmo ed entusiasmo, si sa.

Nessuna indignazione. “Perché cosa è successo? Era una battuta! Ma quanto sei esagerata donna! Adesso non si può più scherzare?! Hai visto? Hai sentito? Hanno riso tutti! Ma con i problemi grossi che ci sono…ma lascia stare!”. (dedicate qualche secondo a questo video, se potete, per favore http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/03/22/papa-a-napoli-suore-di-clausura-scatenate-sepe-e-meno-male-che-so-di-clausura/352303/)

Noi non siamo l’Afghanistan.

Silenzio.