Unni curnutu u miseru u traguardu?

Piccatu ca un c’era nuddu quannu arrivammu…però io continuava a curriri e ad arrivari urtimu. Io continuu a curriri e cu m’avi a fermari a mia! E c’haiu a rinesciri a vinciri na vota, na vota sulu. Ma un finisci mai sta cursa, unni curnutu u miseru u traguardu?

Piccolo omaggio a Franco Scaldati.

Avere un cuore che batte, non basta

(foto di S.Kodicara)

Forse, a volte, bisognerebbe costruire un po’ della propria vita su modelli considerati “imperfetti”.

Aveva ragione. La biologia ha una sua forza e fa crescere anche i figli affetti da autismo.

C’è chi dice che vivere con un figlio autistico significa sottostare ad una specie di tirrania. Mi viene da ridere al pensiero di cosa accadrebbe al mondo se cadesse sotto il controllo di Andrea.

Per prima cosa le settimane avrebbero un colore. Nella settimana del rosso via libera al commercio di carote, arance, pomodori. Sovvenzioni solo a questi produttori e blocco totale della circolazione di camion con broccoli, verze e piselli. Ma quando arriva la settimana verde i negozi si riempiono delle verdure prima vietate, le casse d’arance vengono immediatamente rispedite in Sicilia e le carote infilate, una ad una, nel terreno. Naturalmente nel punto esatto da cui erano state tolte, che non si possono mica mettere carote provenienti dalla Francia su terra ferrarese.

Non ci sarebbe mai una settimana viola, peccato per i fans di prugne e melenzane. Non potrebbe esistere il mezzo pieno o il mezzo vuoto, dilemma capace di tormentare i migliori intelletti: bottiglie e altri contenitori dovrebbero essere o vuoti o pieni e le penne o tutte con la punta dentro o tutte con la punta fuori, mai metà e metà, che poi una si rovina e una no. È un rischio che sarà evitato.

Sarebbe oppurtuno non indossare maglie o maglioni con la cerniera e, sbadatamente, tenerla leggermente aperta. Per favore, cerniere o aperte o chiuse. Inutile cavillare sempre se faccia caldo o freddo. Un po’ di decisione non guasta.

Nessuno si creda di poter mangiare una pizza tagliandola a fette, diciamo partendo da un punto qualsiasi e staccandone uno spicchio a piacimento: prima si mangia il bianco della mozzarella, poi il verde del basilico e alla fine, ma solo alla fine, la pasta con la salsa di pomodoro.

Ci sarebbe trecentosessantacinque volte all’anno la giornata del cioccolato. Imposizione questa, forse, non del tutto sgradevole.

Chiunque sia in possesso di un termostato, o si considri tale, o non si aspetti benevolenza. O spenti o aperti al massimo: le mezze stagioni sono una rovina.

I campanili verranno dotati di un distributore automatico di bolle di sapone, ogni venerdì bolle di sapone a distesa per annunciare il fine settimana e ogni lunedì per festeggiarne l’inizio, fuochi d’artificio a capodanno, nei solstizi ed equinozi e ogni qual volta le casse lo permettano.

Una tirannide con le idee chiare.

Un tiranno fragile, bisognoso di libertà. Per questo lo mandiamo a scuola da solo. Sono i suoi venti minuti d’aria, dieci all’andata e dieci al ritorno. Non avete paura ci chiedono? Si, ovviamente. Tutti i giorni. Però Andrea ha un tale sorriso, quando mette lo zaino in spalla e quando poi torna a casa, da compensare tutte le preoccupazioni. Perchè essere liberi non è solo respirare e avere un cuore che batte, non basta.

Certo, la libertà non è mai gratis: abbiamo dovuto firmare assunzioni di responsabilità, un ragazzo autistico che va a scuola da solo è un bel problema, si capisce: per gli insegnanti, per i vigili, per la cittadinanza, per tutti gli automobilisti europei e i turisti lituani che passano di qua. […]

La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati. La vita è imperfetta, ma ha la sua forza.

Tratto da “Se ti abbraccio non aver paura ” di Fulvio Ervas ed. Marcos y Marcos

Può capitare, di salvare il mondo.

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
I Giusti di Jeorgr Luis Borges

Giovanni Falcone, d’aria di sorriso e di vento

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Notte, serene ombre,

culla d’aria,

mi giunge il vento se in te mi spazio,

con esso l’odore della terra

dove canta alla riva la mia gente

a vele, a nasse,

a bambini anzi l’alba desti.

Monti secchi, pianure d’erba prima

che aspetta mandrie e greggi,

m’è dentro il male vostro che mi scava

(Terra, Salvatore Quasimodo)

Scrivi qualcosa per me

Abbiamo ricevuto in dono per Eufemia questa canzone di Alex Baroni. Da brave raccoglitrici di frammenti la pubblichiamo…nella speranza che la vita ci renda abili a cercare, capire, saper dire, condividere, senza perderci, senza perdersi.

“Scrivi qualcosa per me scrivi
una frase per me quando saremo soli poi
io la cantero’ vedrai scrivi
le cose che non mi dici mai
scrivi di quello che fai
scrivi piu’ forte che puoi
il cuore di una canzone batte veloce
non lo sai scrivi qualcosa
che non hai detto mai
grandi deserti e liberta’ lettere
perse chissa’ dove da te e da me
scrivi qualcosa che non hai detto mai
scrivi qualcosa con me scrivi
pensando che c’e’ qualche distanza
in meno se lo possiamo fare noi
scrivi di quello che non hai detto mai
cerca nel fondo di te
apri le porte segrete dammi una frase
unica forse un po’ ne soffrirai
ma scrivi le cose che non hai detto mai
grandi deserti e liberta’
lettere perse chissa’ dove da te
e da me
scrivi le cose che non hai detto mai
scrivi qualcosa che non hai
detto scrivi le cose che non hai
scrivi qualcosa che non hai detto mai”

Frammento alla morte

navefantasma5  (foto di Peter Iredale)
Vengo da te e torno a te,
sentimento nato con la luce, col caldo,
battezzato quando il vagito era gioia,
riconosciuto in Pier Paolo
all’origine di una smaniosa epopea:
ho camminato alla luce della storia,
ma, sempre, il mio essere fu eroico,
sotto il tuo dominio, intimo pensiero.
Si coagulava nella tua scia di luce
nelle atroci sfiducie
della tua fiamma, ogni atto vero
del mondo, di quella
storia: e in essa si verificava intero,
vi perdeva la vita per riaverla:
e la vita era reale solo se bella…
La furia della confessione,
prima, poi la furia della chiarezza:
era da te che nasceva, ipocrita, oscuro
sentimento! E adesso,
accusino pure ogni mia passione,
m’infanghino, mi dicano informe, im
puro
ossesso, dilettante, spergiuro:
tu mi isoli, mi dai la certezza della vita:
sono nel rogo, gioco la carta del fuoco,
e vinco, questo mio poco,
immenso bene, vinco quest’infinita,
misera mia pietà
che mi rende anche la giusta ira amica:
posso farlo, perché ti ho troppo patita!
Torno a te, come torna
un emigrato al suo paese e lo riscopre:
ho fatto fortuna (nell’intelletto)
e sono felice, proprio
com’ero un tempo, destituito di norma.
Una nera rabbia di poesia nel petto.
Una pazza vecchiaia di giovinetto.
Una volta la tua gioia era confusa
con il terrore, è vero, e ora
quasi con altra gioia,
livida, arida: la mia passione delusa.
Mi fai ora davvero paura,
perché mi sei davvero vicina, inclusa
nel mio stato di rabbia, di oscura
fame, di ansia quasi di nuova creatura.
Sono sano, come vuoi tu,
la nevrosi mi ramifica accanto,
l’esaurimento mi inaridisce, ma
non mi ha: al mio fianco
ride l’ultima luce di gioventù.
Ho avuto tutto quello che volevo,
ormai:
sono anzi andato anche più in là
di certe speranze del mondo: svuotato,
eccoti lì, dentro di me, che empi
il mio tempo e i tempi.
Sono stato razionale e sono stato
irrazionale: fino in fondo.
E ora… ah, il deserto assordato
dal vento, lo stupendo e immondo
sole dell’Africa che illumina il mondo.
Africa! Unica mia
alternativa
Pier Paolo Pasolini (Poesie incivili, 1960)

 

Fuori Orario

“Se abitassi in cima a una montagna
e passassi il tempo tutto solo
sarei molto più felice di vederti
quando vieni e bussi alla mia porta
invece stiamo in mezzo a tanta gente
gli uni sopra gli altri nei palazzi
ci incrociamo sempre con indifferenza
o un poco di aggressività
chissà che cosa ci potrebbe capitare
se provassimo ad andare fuori oraio
oltre il nostro monotono binario
portiamo i desideri più innocenti
a bere l’acqua pura di una fonte
l’universo emette voci impercettibili
sul ritmo più segreto della vita

mi accorgo che gli incontri e gli abbandoni
scandiscono lo scorrere del tempo
i cerchi dentro il tronco di una quercia
trasmettono il ricordo ai nuovi rami
mi sveglio e vado
cammino a passi lenti tra la gente
e ricomincio a vivere in orario
lungo un altro possibile binario”.